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Red wines Barbaresco Barbaresco DOCG

Il Barbaresco è uno dei più famosi e apprezzati vini italiani nel mondo, conosciuto per la sua struttura, la sua longevità, ma soprattutto per la sua eleganza e la sua complessità aromatica. Siamo nel cuore delle Langhe e questo splendido vino rosso prende proprio il nome dal comune di Barbaresco dove, di fatto, nasce la sua storia prestigiosa.

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Barbaresco: degustazione e abbinamenti

Il vino rosso Barbaresco è un vino rosso intenso e complesso, dal colore rosso granato con riflessi aranciati; profumo etereo, grande finezza con note di frutta rossa matura, spezie, tabacco e cuoio. Al palato si contraddistingue per un sapore asciutto, pieno e delicato, vellutato e giustamente tannico. È un vino che si abbina perfettamente con piatti di carne dai sapori intensi, è ideale con la selvaggina ed i formaggi stagionati. Ha una longevità dagli 8 ai 25 anni, a seconda dell’annata. Va servito in ampi calici, tipo baloon, alla temperatura di circa 18°

Barbaresco: la DOCG e il disciplinare

Nel 1980, il vino Barbaresco si fregia della denominazione DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) che inserisce regole severe con l’obiettivo di realizzare un vino di qualità. Ne è un esempio la limitazione della produzione ai 4 comuni di Alba (per la sola frazione di San Rocco Seno d’Elvio), Barbaresco, Neive e Treiso. Ci sono poi limiti di altitudine e di esposizione che ne circoscrivono ancora di più le aree vocate. È vietato impiantarlo a nord, come pure nei fondovalle, in terreni pianeggianti o sopra il 550 metri; questo per selezionare i migliori vigneti e, quindi, la migliore uva. Per quanto riguarda l’affinamento in botti di legno, passaggio indispensabile per un vino con grande tannicità come il Barbaresco, il disciplinare non specifica la dimensione della botte, per cui sono ammessi la barrique, il tonneau, la grande botte piemontese. Per quanto riguarda la lunghezza dell’invecchiamento, il disciplinare obbliga l’affinamento del vino per almeno 26 mesi, di cui almeno 9 in botte. Nella versione Riserva si arriva ai 50 mesi complessivi.

Barbaresco: la storia

Se è vero che sono i Romani a portare il vino e la viticultura nelle Langhe, siamo naturalmente in Piemonte, è altrettanto vero che la prima etichetta che riporta il suo nome è la vendemmia 1870. E in questo periodo entra nella storia del Barbaresco Domizio Cavazza, direttore delle Regia Scuola Enologica di Alba e grande appassionato di questo nobile vitigno, il nebbiolo, che nel 1894 da grande visionario ne intravvede le enormi potenzialità; acquista così il castello di Barbaresco, con proprietà attigue, e fonda le Cantine Sociali di Barbaresco: ha così avvio il fondamentale lavoro di miglioramento qualitativo del Barbaresco ad opera di Cavazza e dei suoi compagni di avventura, ovvero quegli agricoltori che coltivano il nebbiolo da Barbaresco in zona, ma che non hanno la cantina propria per produrlo. In questa fase nasce il Barbaresco moderno, come lo conosciamo oggi e che, naturalmente, entra in concorrenza con il già famoso Barolo, realizzato a pochi km da li e con lo stesso vitigno, il nebbiolo appunto. Ma con l’arrivo della Prima Guerra mondiale e la scomparsa del suo promotore, il Gavazza appunto, questo vino conosce diversi decenni di oblio. Solo alla fine degli anni 50 riprende il processo di rinnovamento per la zona che coincide con la fondazione della Cooperativa dei Produttori del Barbaresco, creata dal parroco del paese, Don Marengo Fiorino, per avvantaggiare i contadini locali e per proseguire l’opera di Cavazza. Inoltre, spinta davvero considerevole viene data dalla cantina di Giovanni Gaja che, per prima, decide di rinunciare a produrre il più redditizio Barolo per concentrare e specializzare la propria produzione sul vino locale, il Barbaresco appunto. Con l’arrivo del figlio Angelo e delle sue lungimiranti vedute, soprattutto rivolte all’export, questo straordinario vino finalmente decollerà a livello internazionale.

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